Marina Clerici, la sua onlus offre soggiorni alle famiglie in difficoltà: premiata da Mattarella

di Silvia M.C Senette – Corriere del Trentino

Con le figlie ha fondato l’associazione Campo Base, nel comune trentino di Fiavè: ospita persone con malattie o con difficoltà di carattere psico-sociale. Il riconoscimento del Quirinale che l’ha inserita tra i 30 “Eroi civili”

«Guardi, è uno stress tremendo. Non mi aspettavo niente del genere, ovviamente, e quando mi hanno telefonato dalla Presidenza della Repubblica, due o tre giorni fa, ho pensato che fosse una truffa. E invece poi…». Sorride nel confessare lo stress di queste ultime giornate Marina Clerici, 68 anni, appena nominata Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana «per aver dato impulso a un’attività familiare volta all’accoglienza e all’ospitalità di persone con malattie o con difficoltà di carattere psico-sociale». È stata lei ad avviare quella che, oggi, è l’associazione Campo Base, una onlus che nel comune trentino di Fiavè offre soggiorni immersi nella natura a famiglie in difficoltà. Una realtà che il presidente Mattarella ha individuato come uno degli «esempi presenti nella società civile, casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani». 

La telefonata del Quirinale

«Quando mi hanno telefonato ho pensato che si fossero sbagliati, perché le meritevoli, in realtà, sono le mie figlie, non io: sono loro che hanno creato la onlus – ammette la capostipite -. Però loro mi hanno fatta ragionare e, in effetti, è quello che io avevo avviato che le ha portate a mettere in piedi tutta l’attività. Forse è vero: le impostazioni le avevo date io». Oggi Marina Clerici è socia delle sue tre figlie, due gemelle di 41 anni e la terza sorella di 38. «Olivia, Sofia e Tea lavoravano già nell’ambito dell’aiuto per bambini con malattie gravi e abbiamo pensato che valesse la pena creare una nostra associazione e l’abbiano avviata a Castel Campo, nel castello che era di proprietà della famiglia del mio defunto marito. Ora la onlus è il cuore di tutto – prosegue l’Ufficiale al Merito -. L’associazione ha quasi 15 anni: prima c’era l’azienda agricola e, prima ancora, avevo avviato una piccola Srl con cui facevo musica. Questo settore mi ha sempre interessato fin da quando ero ragazzina. Ci abbiamo provato e funziona molto bene, perché il castello è perfetto per queste attività, per ospitare di volta in volta delle piccole comunità che si formano magari per una settimana e che poi continuano a tenersi in contatto. È qualcosa che ha preso molto piede e che si è sviluppato in modo naturale».

Con le figlie alla cerimonia

Ora, ricevere questo riconoscimento, è un momento importante per questa realtà di stampo matriarcale. «Sono gratissima dell’onore che non mi sento di meritare; però, visto che è così, grazie di cuore. Il presidente Mattarella è proprio una persona carina – commenta la fondatrice -. Il pomeriggio del 20 marzo sarò al Quirinale per la cerimonia ufficiale e tutte le mie figlie vogliono venire con me. Non so se anche le nipotine, perché sono anche nonna di quattro splendide bambine: siamo tutte donne. E anche questo per me è importante». Nata a Milano, Marina Clerici confessa di non sentirsi «per niente milanese». «Mi sento cittadina del mondo, ho amici sparsi dappertutto – spiega -. Mio marito è morto nel 1998, dopo di che mi sono trasferita qui. Nel frattempo eravamo stati a vivere in America e in Svizzera e, appena ho potuto, sono venuta a stare in Trentino. Sono residente dal 2003, oltre vent’anni fa, e milanese non mi sento per niente: è la mia origine, ma con Milano ho poco a che spartire. Non sopporto la città. Per me la natura è sempre stata il primo motivo di vita e avrei sempre voluto vivere a contatto con una natura anche più selvatica di quella che c’è qui, sinceramente. Però già questo è un buon compromesso». Ora spera che la notizia del riconoscimento non susciti troppo clamore. «Non mi sento un modello per nessuno e non penso che la mia storia sia un messaggio per altri – chiarisce -. Mi auguro però che le mie figlie non trovino mai difficoltà nell’andare avanti per fare tutto quello che possono fare, che è tanto».

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