A molti è noto il fatto che io si stato licenziato da Unipol, nel luglio 2010 per cancellazione della funzione (un escamotage tecnico per poter licenziare senza problemi un dirigente). Il licenziamento è avvenuto dopo 30 anni di permanenza nel gruppo, senza nessun motivo riferibile a dolo o ad azioni poco corrette da parte mia, ma semplicemente perché facevo parte di una ondata di dirigenti che dovevano essere licenziati in un piano di ristrutturazione dell’azienda.
“Unipol all’epoca licenzia un suo dirigente che ha sempre seguito fedelmente l’azienda e che all’età di 54 anni con 5 figli e la moglie a casa per maternità è costretto a rimettersi in gioco con notevoli difficoltà vista l’età, ma la cosa ci sta, fa parte del rischio che un dirigente corre e per tale rischio viene comunque risarcito adeguatamente in caso di licenziamento.”
Quindi accetto il licenziamento, ma non accetto due fatti che ritengo di scarso rispetto della mia persona, in particolare:
- non viene scritta alcuna lettera di ringraziamento e di saluto da parte dei vertici della azienda;
- a mia esplicita richiesta di prendermi un caffè con il dott. Cimbri, la sua assistenze mi dice che il dott. Cimbri non ha tempo perché troppo impegnato.
Io mi ritengo, anzi sono, una persona piuttosto rispettabile, onesta e molto attenta ai rapporti interpersonali anche se lavorativi e quindi questo atteggiamento di poca “classe” da parte della mia azienda mi irritò non poco, anzi mi fece incazzare!
Decisi quindi di cambiare vita professionale occupandomi di formazione e di alcune consulenze sempre nell’ambito assicurativo, scrissi il mio primo libro dal titolo: “sono stato licenziato che culo” e riprogrammai, a 54 anni, la mia vita professionale. Il tutto aiutato da una meravigliosa lettera che oltre 450 agenti scrissero in mia difesa al Presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini, all’ AD di Unipol Carlo Cimbri, al direttore Generale Franco Ellena.
Da quel giorno cominciai anche ad occuparmi in maniera costante di osservare quello che succedeva nel mercato assicurativo con particolare riguardo, aiutato da quel sassolino nella scarpa, su quanto il Gruppo UnipolSai faceva evidenziando nel mio blog le cose iniziative dalla Compagnia e che io non condividevo.
La mia vita nel frattempo proseguiva sempre meglio, grandi successi personali, guadagni, una crescita nelle mie quaalità e capacita di essere formatore innovativo. Oggi quindi posso dire di essere grato ad Unipol di avermi licenziato nel 2010 perché per me è stata una opportunità incredibile e, seppur convinto di essere stato un ottimo manager (e quindi secondo me Unipol ha fatto una grande cazzata) penso che oggi non potrei lavorare più in quella azienda che non mi appartiene e non appartiene al mio modo di ragionare e di vedere il mercato assicurativo, ma…c’è sempre un ma!
Ieri parlando al telefono con il mio amico Marco Cambise (mi ha chiamato lui…gesto di grande stile) mi raccontava della iniziativa straordinaria che lui ed i suoi soci hanno realizzato ed appena inaugurato a Varese ( la nuova sede ed il nuovo progetto di IFC UnipolSai ) e ragionando con lui gli ho detto che sono felice che ancora oggi i miei amici (agenti di tutt’Italia) si ricordino di me e che forse è giunto il momento di riconoscere ad UnipolSai una lungimiranza ed una straordinaria capacità di innovare nel nostro mercato, lungimiranza che ha dimostrato nel supportare il loro progetto.
Del progetto ne parlerò un’altra volta, dopo averlo visto di persona, ma una cosa è certa: Carlo Cimbri, pur essendosi comportato male con me da un punto di vista rapportuale (era il mio Ad ed io ero un suo dirigente) ha dimostrato di avere delle capacità incredibili e quindi forse a distanza di 10 anni dalla mia uscita dal gruppo è corretto riconoscerglielo.
Caro Carlo, se ti va il caffè me lo puoi offrire anche oggi, per me va bene ugualmente!