Partiamo da questo articolo su TUTTOINTERMEDIARI dove l’AD di Allianz Italia, Giacomo Campora dichiara:
«Stiamo rivedendo al rialzo i prezzi di quelle linee assicurative che hanno ormai raggiunto uno squilibrio tecnico per cui noi ci troviamo, in alcuni rami assicurativi, ad avere dei premi talmente bassi che non coprono adeguatamente il costo dei sinistri, il costo della distribuzione e i bassi costi di funzionamento delle compagnie».
Quello che forse non tutti sanno è che il premio è la sommatoria di tutta una serie di elementi che portano alla definizione corretta del prezzo di uno strumento assicurativo.
Il premio assicurativo, per esempio nell’RCAuto è calcolato dagli attuari della compagnia partendo da quello che viene definito “premio puro[1]” a cui vengono poi aggiunti tutti i costi, gli sconti tecnici (montesconti) e gli sconti commerciali previsti nonché l’utile sperato. Così facendo si giunge al premio netto imponibile.
Tralasciando gli aspetti mutualistici e le azioni per calmierare il premio si giunge ad un premio per quel profilo di rischio che è quanto il cliente pagherà all’assicuratore (Premio netto + Tax). Il problema è che la pandemia ha ridotto di molto la frequenza (giravano meno macchine e quindi c’erano meno sinistri) ma non solo nell’RCAuto ma per esempio nelle coperture infortuni. Quindi le compagnie hanno fatto grandi utili. Adesso che le attività sono riprese chiaramente la frequenza aumenta e quindi il fabbisogno tariffario delle compagnie aumenta anche questo costringendo le compagnie ad aumentare il premio che richiedono al cliente. A questo bisogna aggiungere le politiche di sconto praticate che spesso vanno oltre la previsione caricata sul premio generando un fenomeno che è simile all’ALFASUD di una volta quando ogni macchina che veniva venduta dall’ALFASUD faceva perdere alla azienda circa un milione di lire.
E’ normale quindi che una compagnia si trovi alla necessità di aumentare le tariffe scatenando le lamentele della clientela, degli intermediari che spesso non sono più concorrenziali e di tutti gli operatori di settore. Il male origina dalla riforma che ha tolto la tariffa RCAuto amministrata, cioè una tariffa uguale per tutti dove il cliente sceglieva di assicurarsi in base alla professionalità dell’intermediario ed alla serietà della compagnia. A questo dobbiamo aggiungere il perverso ed “offensivo” meccanismo del montesconti che non ha fatto nient’altro che incrementare questo disastro riconducendo tutta la distribuzione dello strumento assicurativo auto alla logiche del costo e dello sconto sul costo proposto dall’assicuratore.
[1] Al fine di stabilire qual è il costo che viene sostenuto dalla compagnia assicuratrice in media per ciascun veicolo, l’importo dei sinistri viene suddiviso per il numero di veicoli (non solo le auto, dunque, ma anche le moto) assicurati: in questo modo si ha a disposizione il premio di rischio in funzione dell’andamento passato. Ovviamente ciò non è sufficiente per individuare il premio che dovrà essere applicato anche in futuro, dal momento che il numero di sinistri può cambiare nel corso del tempo, e così i costi relativi. Ecco, dunque, che bisogna stimare, per il calcolo assicurazione, anche le probabili variazioni che potrebbero intervenire, così che i dati osservati possano essere modificati di conseguenza. Al premio puro, poi, sono aggiunti i pagamenti delle provvigioni e i caricamenti dovuti per le spese di gestione: così si arriva al costo medio che dovrebbe essere sostenuto dalla compagnia assicuratrice, in prospettiva, per una categoria di veicoli ben precisa.